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ebook di ArchigraficA

venerdì 16 gennaio 2015

Tecnologia e Cultura


Charlie Chaplin



di Giacomo Ricci



Rifletto sulla cultura e il fatto che i nostri valori, e cioè le cose che per quelli della mia generazione hanno un fondamentale interesse, siano perlopiù sconosciuti alle generazioni più giovani.
E se glielo fai notare, non capiscono di cosa tu stia parlando.
Per esempio Chaplin. Lo ignorano e, a vederlo, non lo capiscono. Ma che? Il cinema può essere in bianco e nero? E muto!? Roba preistorica.
Questi, in sintesi, i loro pensieri.
Ci sono le eccezioni. Per esempio con mio figlio, l’altro giorno abbiamo aperto una discussione – eravamo sostanzialmente d’accordo, quindi si trattava di un elogio – su Peter Sellers di Hollywood party. E concordavamo che si trattasse di un capolavoro.
Ma, in generale, stiamo tornando indietro. O meglio, è la tecnologia a scagliarci indietro in epoche preistoriche del linguaggio, facendo credere, però, di stare avanti.
Una situazione paradossale d’ignoranza generalizzata.
Ma c’è un trucco.  Quello di non farla comprendere come tale. E allora viene il sospetto che si tratti di un’azione subdola di dominio sulle nuove generazioni. Si tratta di imporre, senza che nessuno lo avverta come tale, una condizione generalizzata d’indifferenza culturale. Le nuove generazioni non hanno consapevolezza di aver perduto qualcosa d’importante.
Giochiamo a fare previsioni.  Che cosa accadrà nel prossimo futuro?
Nulla. Ma a questa condizione d’intorpidimento generalizzato si aggiunge una forte crisi economica che scuote, fin dalle fondamenta, lo status quo.
Insomma c’è il rischio che il progetto d’ intorpidimento fallisca.
Quali le prospettive? Che cosa accadrà nel prossimo futuro? Come si ricrea un equilibrio in una situazione che si sta capovolgendo?
Io azzardo una stupidaggine. Un progetto positivo.
Che l’Italia del Sud si distacchi da quella del Nord. Basta con questa falsa unità che è solo colonizzazione. Che il Sud torni a una sua moneta e a un suo stato nazionale. Che si sanino le ancestrali ingiustizie del Sud. Basandosi sull’arte, il paesaggio, le grandi città, l’accoglienza intelligente, l’agricoltura biologica, il rispetto della natura e dell’ambiente. E che tutto questo mondo straordinario ricreato diventi merce da vendere con oculata intelligenza a visitatori che non ne possono più dell’industrializzazione, dell’alienazione del lavoro, dell’inquinamento e dei sottoprodotti inquinanti come realtà da digerire per forza, con malattie e degrado ambientale.
Ogni capolavoro, ogni gemma e cammeo della nostra collezione diventi oggetto prezioso da incorniciare e offrire allo sguardo dell’attento visitatore.
Che la nostra dieta mediterranea diventi nuovo Made in Italy autentico da consumare e da vendere. Che le nostre spiagge tornino pulite e i nostri boschi rigogliosi.
Ci sono gli esempi.
E l’energia? Chiederà qualcuno. Il solare, l’idroelettrico, l’eolico, le biomasse. E che non si sprechi energia per auto a combustione. Ma si usino collegamenti elettrici, a batteria, a acqua, a aria compressa. Tutte sperimentazioni che funzionano.
E’ questa una via obbligata. Alternative non ce ne sono se non perseverare in un regime del capitalismo competitivo per accumulare. Ma perché? Per qual fine? Accumulare ricchezze per poi? Per poi perderle nei passaggi ereditari,  nipoti, figli, compari e comari  che non se ne fottono un cazzo.
Un ritorno indietro intelligente, modesto, aperto. Basato su un'agricoltura intelligente, di prodotti affidabili e certificati, liberi da schifezze, conservanti, coloranti, ogm e altre porcherie. Una tecnologia avanzata per la salute ma inesistente per beni di consumo come mega automobili, treni superveloci, aeroplani che inquinano e così via.

Sembrano i buoni propositi di un cretino che non si confronta con la storia e il progresso. O, forse, che ha capito che mai parola più nefanda fu coniata che non fosse quella di “progresso”. Una maschera per nascondere la vera essenza del capitalismo, il “profitto”, a tutti i costi, spietato, universale, arrogante, il vero imperativo categorico del “moderno” e del suo significato.